Strade piccole e tortuose, casette arroccate, balconi affacciati su un panorama meraviglioso, palazzi con facciate in granito. Questo piccolo e incantevole borgo arroccato sulle colline del vibonese, tra Rombiolo e Nicotera, è una vera perla di autenticità e tradizioni all’interno della terra calabrese. Un tesoro nascosto che mantiene intatto l’impianto medievale e ricorda tempi remoti e passati a ogni suo angolo. Incredibile la vista che si ammira dalle sue terrazze e dai suoi affacci: paesaggi mozzafiato che scendono fino al Tirreno, oltre il quale si distingue la sagoma dell’Etna e la vista arriva fino al Porto di Gioia Tauro.
L’antico comune feudale sulla Via Popilia
Posizionato lungo l’antica via Popilia, Motta Filocastro è oggi una frazione di Limbadi, ma fino a 200 anni fa era la sede dell’attuale comune. Le sue origini risalgono al periodo tra VII e il V secolo a. C. per opera dei greci di Locri, i quali raggiunsero il versante tirrenico spinti dalla necessità di allargare i propri mercati. Tra le prime colonie della Magna Grecia, fondarono Ipponion (Vibo Valentia), Medma o Mesma sulle rive del fiume Mesima (oggi Nicotera), Metauros (Gioia Tauro), Tropeia (Tropea) e alcuni villaggi tra cui Motta.
Quel che resta di un luogo strategico fino al risorgimento
Secondo gli storici, il nome racchiude in sé tre termini, Motta, Filos e Castrum, che sottolineano la posizione elevata (monte), la gradevolezza del luogo (filos) e l’attitudine alla difesa (Castrum). Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d. C. ), molti abitanti delle coste, per via degli attacchi dei pirati saraceni, si rifugiarono tra i monti. Il periodo di massimo splendore fu raggiunto nella seconda metà del secolo XI, sotto la dominazione normanna, quando il conte Ruggero d’Altavilla fece costruire un castello con dodici torri e cinse la città con alte mura, con tre grandi porte (la più grande chiamata la porta dell’Olmo) che la sera venivano sigillate per evitare incursioni dall’esterno. Dell’imponente castello, oggi rimangono pochi resti.
Il recente progetto di recupero del borgo
Vanta una storia ricca e complessa anche nei secoli più recenti, divenendo punto di riferimento sia per la bellezza unica della posizione che per la ricchezza del suo territorio. Agli inizi del 1800, Motta Filocastro venne dichiarata Comune, all’interno del Cantone di Tropea, assumendo una posizione di rilievo nella geografia politica della zona. Nei decenni più recenti, il paese ha subito un progressivo spopolamento, che oggi si cerca di contrastare attraverso il recupero e la valorizzazione della storia del borgo e delle sue attrazioni.
Cosa vedere nel borgo medievale
Arrivando a Motta Filocastro, oggi si possono ammirare diversi esempi di epoca medievale e barocca. Resiste ancora oggi la Porta dell’Olmo, l’ingresso principale del paese. Alla Madonna di Romania, che si narra sia qui apparsa, fu dedicata la barocca chiesa principale del paese. Al suo interno, una rara rappresentazione della Vergine nera. Punto magico e panoramico è la balconata del Tocco, un bellissimo terrazzo risalente agli inizi del XIII secolo, con vista mozzafiato sulla piana di Gioia Tauro. “Tocco” è il sedile della nobiltà, dove siedevano ricchi e gentiluomini ogni domenica secondo la tradizione.
Tra le attrazioni, d’estate si tiene il Festival Filocastrum, una rievocazione storica con costumi medievali occasione per eventi caratteristici che attirano numerosi visitatori.
I dintorni
Intorno a Motta troviamo alcuni resti interessanti come i ruderi di alcuni conventi come quello di San Giovanni, edificato dai monaci Basiliani intorno al XI secolo, da dove si può ammirare un bellissimo paesaggio lungo fino alla Sicilia e alle isole Eolie, e il Convento Francescano S. Maria della Neve, che fu costruito nel 1535 per volontà di Padre Ludovico Cumì da Reggio Calabria, ideatore della riforma Cappuccina in tutta la Calabria. La struttura fu distrutta completamente dal terremoto del 1783, ma rimangono molti ruderi che ancora oggi sono meta di pellegrinaggio ogni 2 Agosto, in occasione del perdono di Assisi. Ogni tre maggio si ripete la processione che parte dalla chiesa Matrice e raggiunge la Chiesa del Monte Santa Croce, una piccola chiesetta nelle vicinanze, dove in antichità fu rinvenuta una croce e dei ruderi sacri.