Pentedattilo è un piccolo borgo della Calabria che sembra uscito direttamente da una fiaba ma di quelle arricchite con leggende e misteri. Arroccato sul versante di una montagna che si affaccia sul Mar Ionio, questo luogo magico si trova nella provincia di Reggio Calabria, precisamente nella frazione di Melito di Porto Salvo. Quello che rende questo uno dei borghi più particolari d’Italia è la sua posizione: il borgo è incastonato tra le rocce del Monte Calvario, la cui sommità forma una mano gigantesca con cinque dita, da cui il villaggio prende il nome, proprio dalla crasi delle parole greche “penta” e “daktylos”. Questo profilo inconfondibile ha alimentato la leggenda e le tante storie che si raccontano attorno al borgo, rendendolo una delle mete più suggestive e affascinanti della Calabria.
Il borgo di Pentedattilo, una storia che parte da lontanissimo
Pentedattilo ha una storia antichissima che risale all’epoca greca, quando il borgo era un importante centro strategico grazie alla sua posizione dominante sulla costa. Nei secoli, è stato conquistato e dominato da diverse civiltà ed è arrivato ai giorni nostri carico di storie da raccontare, ognuna delle quali rappresenta una vera passione per i turisti che vengono qui a cercarne traccia. La più famosa è senza dubbio quella della famiglia Alberti, che racconta di un tragico evento avvenuto nel XVII secolo. Secondo la leggenda, Bernardino Abenavoli, un nobile locale, si innamorò di Antonietta Alberti, figlia del barone di Pentedattilo. Nonostante fosse già promessa ad un altro, Bernardino non si rassegnò e organizzò un sanguinoso attacco al castello degli Alberti, culminato con il massacro della famiglia e il rapimento di Antonietta. Questo evento, conosciuto come la Strage degli Alberti, ha lasciato un’ombra di dolore e maledizione sul borgo, alimentando storie di fantasmi e apparizioni che attraggono numerosi visitatori in cerca di emozioni forti.
Le storie misteriose e maledette del borgo di Pentedattilo
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La storia del massacro non finisce nei racconti tramandati di generazione in generazione, ci sono dei veri e propri segni che testimoniano come la gente del posto sia legata a questo racconto. Si dice, infatti, che il massacro fu talmente brutale e rapido che le mura del castello furono macchiate dal sangue degli innocenti. Si dice che la mano della roccia, vista da lontano ed in particolar modo con la luce del tramonto, sembri tinta di rosso, quasi a voler ricordare per sempre quel terribile evento come fosse una mano insanguinata che fa da monito e memoria per chi giunge al borgo. Antonietta, costretta a sposare il suo carnefice, visse il resto della sua vita in una cupa disperazione, mentre Abenavoli, tormentato dai rimorsi, finì i suoi giorni in una spirale di follia. Secondo la leggenda, il sangue versato durante la strage non fu l’unica eredità lasciata da quella notte fatale. Si racconta infatti che i tesori della famiglia Alberti, nascosti nei recessi del castello, siano stati maledetti per l’eternità, e che chiunque tenti di impossessarsene sia destinato a una fine tragica. Questo tesoro maledetto, mai trovato nonostante i numerosi tentativi, è diventato parte integrante del folklore locale, con storie di cercatori di fortuna che, nel corso dei secoli, sono spariti misteriosamente, o sono stati ritrovati morti in circostanze inspiegabili. L’eco di questa maledizione si percepisce ancora oggi tra le mura di Pentedattilo, specialmente nei resti del castello, che è uno dei luoghi più visitati del borgo, proprio per la sua connessione con queste oscure vicende. Nonostante le rovine, l’atmosfera che si respira nel castello è densa di storia e di quel senso di inquietudine che solo i luoghi carichi di eventi tragici possono trasmettere. Passeggiando tra le sue stanze vuote, è facile immaginare le urla di quella notte di sangue, sentire il freddo che avvolge le pietre e percepire una presenza impalpabile, come se gli spiriti dei defunti fossero ancora intrappolati tra quelle mura. Alcuni visitatori hanno raccontato di aver visto ombre muoversi tra le rovine al calar della notte, mentre altri hanno giurato di aver udito sussurri e lamenti portati dal vento.
Che storie misteriose… anche nei sotterranei!
Un altro luogo legato alle leggende del borgo è la chiesa di San Pietro, situata nel cuore di Pentedattilo, un edificio che conserva un fascino antico e che, secondo alcune storie, custodirebbe sotto il suo pavimento l’accesso a un passaggio segreto che conduce direttamente ai sotterranei del castello. Si dice che proprio attraverso questo passaggio Bernardino Abenavoli e i suoi uomini siano entrati nel castello la notte della strage, e che ora sia vigilato dai fantasmi dei membri della famiglia Alberti, destinati a proteggere il tesoro e a impedire a chiunque di profanare il luogo. La chiesa, con le sue mura di pietra e l’atmosfera raccolta, è un luogo di silenzio e riflessione, ma al tempo stesso di inquietudine per chi conosce le storie che circondano questo edificio sacro. I più coraggiosi percorrono i sentieri intorno al castella alla ricerca di avventure, sperando di avvistare qualche segno del passato o magari di imbattersi in tracce del tesoro nascosto. Tuttavia, pochi osano addentrarsi nei meandri della montagna, dove la mano rocciosa sembra allungarsi verso il cielo come un monito per chi si avvicina troppo. Se vi piacciono le storie ricche di fascino e mistero, dunque, questo può essere il borgo perfetto per voi, ma non pensate di trovare atmosfere cupe e negative, questo è un borgo accogliente e gioviale, a patto che non si cerchi di addentrarsi alla ricerca del tesoro… perché a quel punto sarà la montagna a punire i più impavidi!