A Euroluce 2025, la luce è protagonista assoluta. Non come semplice elemento funzionale, ma come linguaggio creativo, come materia viva da scolpire e da mettere in scena. Le installazioni più riuscite raccontano di una nuova stagione per l’illuminazione, dove l’innovazione tecnologica incontra l’espressività artistica, dando vita a oggetti poetici, surreali, a volte ludici, capaci di sorprendere e coinvolgere. Si parla di modularità, sostenibilità e interazione, ma soprattutto di emozione: quella che nasce davanti a una luce che accarezza lo spazio, che si trasforma, che ci invita a rallentare e osservare. Alcune lampade sembrano sculture sospese, altre evocano gesti arcaici e memorie collettive. Tutte, però, riescono a ridefinire il concetto stesso di design luminoso, facendoci innamorare del modo in cui la luce può abitare e trasformare l’ambiente.
- Le Lampade più iconiche a Euroluce 2025
- “Campfire” di Grau: Il fuoco ancestrale si accende nel design
- “Arctic” di Bjarke Ingels per Artemide: la luce diventa cristallo architettonico
- “Maap”: quando la parete diventa un landscape luminoso
- “KD28” di Joe Colombo per Kartell: il ritorno di un’icona anni ’60
- “Nuvem Outdoor” di Miguel Arruda per Slamp: un’edera luminosa e infinita
- “Agave” di Barovier&Toso: il cristallo veneziano si ispira alla natura
Le Lampade più iconiche a Euroluce 2025
Nel caleidoscopio di proposte che hanno animato i padiglioni del Salone del Mobile, sei progetti si sono distinti per intelligenza progettuale, forza visiva e potenziale simbolico. Non si tratta solo di lampade: sono esperienze luminose che stimolano i sensi e l’immaginazione. Alcune nascono da una visione concettuale, altre da archetipi antichi rivisitati con materiali e tecnologie contemporanee. Il risultato è un panorama ricco di spunti, dove ogni prodotto racconta una storia unica e definisce un nuovo modo di pensare la luce.
“Campfire” di Grau: Il fuoco ancestrale si accende nel design

Grau torna a Euroluce con una proposta che è più di una lampada: è una narrazione luminosa. Campfire, che lo scorso anno era un’installazione artistica, si trasforma oggi in una lampada da terra dalle forme essenziali ma profondamente evocative. L’ispirazione viene dal gesto antico del riunirsi attorno a un falò, reinterpretato con un linguaggio tecnologico e poetico. La luce emessa è calda e dinamica, cambia lentamente d’intensità e temperatura in un movimento che ricorda una traccia musicale. Ogni variazione è stata studiata per suscitare emozioni, come se la lampada respirasse insieme a chi la osserva.
“Arctic” di Bjarke Ingels per Artemide: la luce diventa cristallo architettonico

In collaborazione con Artemide, Bjarke Ingels firma una delle creazioni più visionarie della fiera. Arctic è una lampada che rompe i confini tra oggetto tecnico e scultura luminosa. Composta da una serie di superfici trasparenti o riflettenti, crea un effetto ottico sorprendente, riflettendo e moltiplicando la luce in modo tridimensionale. La geometria richiama i solidi archimedei, ma viene reinterpretata con un’estetica sospesa e leggera. Il risultato è una presenza scenica che dialoga con lo spazio e la luce naturale, definendo nuove prospettive all’interno dell’ambiente.
“Maap”: quando la parete diventa un landscape luminoso
Con Maap, Erwan Bouroullec firma per FLOS un progetto che riscrive le regole dell’applique, trasformando la luce in un’esperienza plastica e immersiva. Questa lampada murale, dalle dimensioni importanti – può estendersi fino a quattro metri – si presenta come un grande paesaggio luminoso, in continuo mutamento. La struttura magnetica accoglie un rivestimento in Tyvek, un materiale tecnico leggero e resistente, simile alla carta ma molto più robusto. Il vero colpo di genio, però, sta nella possibilità di modellare liberamente il rivestimento: ogni piega, ogni movimento delle mani modifica la forma e l’effetto della luce, dando vita a un’opera sempre diversa. Le quattro sorgenti luminose si insinuano tra le ondulazioni del tessuto, creando un’atmosfera vibrante, quasi organica, capace di dare voce alle pareti.
“KD28” di Joe Colombo per Kartell: il ritorno di un’icona anni ’60
In occasione del 25° anniversario della collezione Lighting, Kartell riporta alla luce un pezzo storico del suo archivio: la KD28 di Joe Colombo. Progettata nel 1967, oggi rinasce con una nuova consapevolezza ambientale. La struttura è aggiornata con materiali riciclati, la calotta diventa satinata e il filo elettrico è rivestito in tessuto tono su tono. Nonostante il restyling, l’oggetto conserva tutto il suo spirito originario: un mix di futurismo, funzionalità e spirito pop. La nuova KD28 è una testimonianza concreta di come il design possa attraversare il tempo rimanendo attuale e desiderabile.
“Nuvem Outdoor” di Miguel Arruda per Slamp: un’edera luminosa e infinita
Slamp firma una delle sorprese più scenografiche della fiera, espandendo all’esterno il concetto di luce decorativa con il sistema modulare Nuvem Outdoor. Ogni elemento, realizzato in policarbonato, si collega agli altri dando vita a una rete fluida e organica che può essere installata a parete, sospesa, o utilizzata come elemento ombreggiante. Il design ricorda un’edera tecnologica che si espande senza vincoli, adattandosi allo spazio e trasformandolo. Impermeabile e leggero, Nuvem è un progetto che unisce estetica e funzionalità in modo intuitivo e affascinante.
“Agave” di Barovier&Toso: il cristallo veneziano si ispira alla natura
Il fascino del vetro soffiato trova nuova vita nella collezione Agave, firmata dal duo García Cumini per Barovier&Toso. Le forme allungate richiamano le foglie dell’agave, pianta simbolo di forza ed eleganza. Ogni elemento è lavorato con la tecnica della rugiada, che ne amplifica la brillantezza e la complessità tattile. Un effetto sfumato, ottenuto con graniglia di vetro colorato, permette alla luce di filtrare con delicatezza, evocando l’intensità dei raggi solari. Agave è una lampada che racconta la tradizione, ma lo fa con un linguaggio nuovo, sensuale e architettonico.