Home » Moda » Come dare una seconda vita agli abiti che non usiamo: 6 Brand upcycled che devi conoscere!

Come dare una seconda vita agli abiti che non usiamo: 6 Brand upcycled che devi conoscere!

Come dare una seconda vita agli abiti che non usiamo: 6 Brand upcycled che devi conoscere!
Lettura: 5 minuti

Upcycling, un fenomeno che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Ora più che mai la moda sente il bisogno di fare bene anche al pianeta. Ecco i fashion brand più sostenibili da conoscere ora!


Sempre più spesso nel mondo della moda si sente utilizzare il termine “upcycling“. Una realtà nata inizialmente come fenomeno di nicchia e ora diventata una strategia economica, innovativa e soprattutto di tendenza. Cosa significa in concreto fare upcycling? Semplice, dare una nuova vita agli abiti attraverso un processo creativo che trasforma i materiali di scarto, i prodotti inutili e indesiderati in nuovi capi di maggiore qualità e valore ambientale.

6 brand upcycled che devi conoscere

Con l’upcycling si parte dall’esistente, da abiti e accessori che hanno già vissuto il loro percorso, che sono già stati usati, amati e mixati. Parliamo sia di abiti finiti, ma anche di stock di magazzino, di pezzi vintage o di tessuti e materie prime inutilizzate. A dare una seconda vita a questi tessuti ci pensa una schiera di designer emergenti che li mixano, riformulano i volumi, le trame e le proporzioni creando pezzi unici e irripetibili, ma soprattutto sostenibili e che quindi fanno bene al nostro pianeta. C’è un recupero del passato, dell’identità e un nuovo modo di pensare che rompe con gli schemi sociali precostituiti. Si dà una forte importanza al riciclo e al riutilizzo, si promuove una nuova etica della produzione senza sprechi. E in molti casi si punta anche a valorizzare l’artigianalità o a trovare nuove tecniche sartoriali innovative, proponendo nuovi stili di vita e anche una visione più rosea del futuro. C’è sete e aria di speranza, la moda upcycled ha un non so che di romantico. Curiosa di scoprire la nostra selezione di brand upcycled del cuore? Scommettiamo che li amerai anche tu.

Melisa Minca: etica, moda, sartoria specializzata e basso impatto ambientale

upcycling

Un marchio giovane, nato nel 2018 dalla fondatrice Melisa Mincova, classe 1990. Il connubio perfetto tra etica, moda, sartoria specializzata e basso impatto ambientale. La missione del brand? Trasformare il modo in cui le persone trattano i vestiti, e anche come si trattano tra loro. I nostri outfit non dovrebbero servire a innalzare barriere gerarchiche ma solo a celebrare la nostra autenticità. Melisa Minca propone quindi il riutilizzo degli abiti come necessità, più che come stile di vita. Un nuovo modo di interpretare la moda.

Gouvarde: abiti upcycled eterogenei e unici

upcycling

Una produzione lenta e consapevole. È questo il principale obiettivo del fondatore di Gouvarde, Khan Turgut, che attinge alle tradizioni centenarie del suo Paese (la Turchia), dalla cultura queer e dall’haute couture per creare i suoi abiti upcycled eterogenei e unici. Come possiamo definire Gouvarde? Un brand anticonformista, liberatorio, non binario e interamente sostenibile. La produzione dei capi avviene con tecniche artigianali, in continua sperimentazione e aggiornamento. Un ritorno al passato per reinventare il futuro.

Garbage Core: la moda upcycled made in Italy

upcycling

Milano 2019. È tutto italiano il brand fondato dalla giovane Giuditta Tanzi che si pone l’obiettivo di dare una seconda nuova vita agli abiti mantenendo intatta la loro anima, così come quella delle persone che li hanno indossati. Gli abiti proposti da Garbage Core sono tutti fatti a mano, pezzi unici e appunto upcycled che spesso conservano intatti anche i loro difetti, come tracce della vita precedente. Da dove provengono questi capi? Da cacce strategiche nei mercatini, negli armadi della famiglia di Giuditta o negli scatoloni inviati dai fan sostenitori del brand. Una volta trovati, i vestiti vengono smontati e abbinati in nuove creazioni e pezzi.

Afrika Project: la lingerie inclusiva

upcycling

Che lingua parla il brand Afrika Project? Quella dei due fondatori: Agoney González e Stefany Adams. La loro missione è modificare la tradizionale narrazione associata all’intimo per farlo diventare qualcosa di inclusivo e dedicato a tutti: in poche parole creare dei capi di lingerie sexy per diversi tipi di corporatura. Ogni capo è unisex, confortevole e realizzato secondo un processo produttivo sostenibile. Estetica, sensualità ed etica diventano un tutt’uno. E così la lingerie diventa un capo di abbigliamento che rompe con gli schemi a cui siamo sempre state abituate.

Atelier Floriana: la moda no season e no gender, inclusiva ed eco sociale

upcycling

No season e no gender, inclusivo, post punk, eco sociale. Il brand tutto milanese di Atelier Floriana sovverte i canoni della moda più tradizionale e ha una forte attenzione all’artigianalità. Per Floriana la visione della moda e del futuro è super ottimista, e le sue radici affondano nelle teorie cyborg, femministe e post punk. I capi parlano il linguaggio dell’inclusività e dell’espressione di genere, ma soprattutto della sostenibilità sotto vari punti di vista: sociale, ambientale, culturale ed economica. C’è tanta attenzione nella scelta dei materiali, nella produzione dei capi, ma anche nella sicurezza e remunerazione lavorativa.

Vitelli: una storia di maglieria tutta italiana

upcycling

Con Vitelli si racconta una storia di maglieria tutta italiana: design contemporaneo, tante collaborazioni con diversi laboratori indipendenti veneti e processi produttivi sostenibili. I capi sono realizzati solo con filati riciclati provenienti da tutta l’Italia e non si butta via nulla, Vitelli lavora anche gli scarti. Il messaggio del brand? Esprimersi liberamente e combattere ogni forma di stereotipo, ma anche recuperare l’essenza dell’italianità e raccontarla in modo spontaneo. Poi c’è tanta ricerca di archivio, molta intuizione e una infinita voglia di trasformazione.